Prima c’è stata la pubblicità subliminale con la Notte della Taranta a Melpignano, poi il refrain di Caparezza che invitava a venirci a ballare e infine il boom di registi e videomakers che l’hanno scelta come location dall’indubbio fascino per le loro produzioni, grazie anche a contributi e agevolazioni di una politica culturale delle istituzioni regionali che ci hanno visto lungo e bene.
Sto parlando della Puglia, naturalmente, e della sua miracolosa trasformazione in brand turistico vincente fatto di spiagge bianche e coste frastagliate, di baie solitarie e di lidi molestati dall’happy hour, di candide masserie perfettamente recuperate e b&b spuntati dal nulla, di vini densi e neri portatori sani di allegria e di incongrui mojito, di esclusivi eventi culturali e di feste patronali abbagliate dalle luminarie, di resort esclusivi avvolti nel silenzio spesso dell’entroterra e di villaggi turistici all inclusive, di mercatini del gusto e sagre gastronomiche di tutto e di più – dalla municeddha alla frisella – e, last but not least, di trattorie sulla sabbia con tovaglia a quadretti e quartino di bianco della casa e raffinati ristoranti dove giovani e intraprenderti chef stanno reinterpretando la tradizione sposandola al buon design e alla promozione del territorio.
Ce n’è per tutti, evidentemente, e ognuno si sceglie la Puglia che preferisce e più gli aggrada, ma continue richieste di consigli da parte di amici in procinto di partire per quei lidi mi impongono dare alcuni suggerimenti a riguardo.
Partendo da Santa Maria di Leuca, il finis terrae tra Jonio e Adriatico degli antichi Romani, e risalendo verso nord non sarà difficile trovare sapori gastronomici abili nel mescolare il mare e la terra, prodotti antichi della terra pugliese e suggestioni esotiche, salentinità verace e sguardo oltremare. Pescatori, contadini e allevatori locali sono “complici” del piatto icona dalla carta estiva: la bruschetta di triglia, coulis di pomodoro, capperi ed erbette aromatiche.
La cucina è seriamente mediterranea, profondamente salentina e decisamente coraggiosa. Potrete assaporare un insalata di alici fresche, burrata e puntarelle, un vero e proprio inno alla stagione pre estiva in procinto di sbocciare.
Fuori da Gallipoli c’è il vero tursimo slow, meglio privilegiare i paesi immediatamente intorno e godersi la campagna, le piazzette con le gelaterie e i bar con tavolini vista struscio, la curiosità e la disponibilità alla chiacchiera dei locali. La cultura del cibo, quella del vino e tante insolite proposte che nulla hanno a che vedere con la ripetitività stanca e solo opportunista di tanta ristorazione salentina ora ci si confronta con la febbre dell’estate e ritmi accelerati, ma la qualità, l’onestà e una sincera voglia di fare una cucina del cuore rimangono comunque intatte.
Prima di lasciare la Puglia , un solo, prezioso, consiglio: dopo aver ceduto a ogni genere di eccesso, scendete con passo greve ed espressione compunta la scala che porta alla grotta dell’Arcangelo San Michele e lì espiate i vostri peccati di gola pregando. La strada del ritorno a casa sarà più lieve e serena.