Passeggiare liberamente nel cuore di Padova è sempre più una gimcana il sabato: turisti mordi e fuggi, pellegrini devoti al Santo, il rituale dello shopping griffato e gli amanti della spesa al mercato fanno a gara contendendosi spazi e marciapiedi con auto e moto irrispettose di zone pedonali e a traffico limitato.
Sotto il Salone, area sottostante il Palazzo della Ragione, sono incastonate opulente botteghe che grondano di rosei salumi e profumati prosciutti, pregiati tagli di carni e povere frattaglie, pollame di corte, soppresse e salsicce venete, formaggi di ogni forma e provenienza. Non manca il tipico casolin ovvero il piccolo negozietto che vende un po’ di tutto, per la gioia dei pochi anziani che ancora sopravvivono nei centri storici, e il solito “fashion food” shop, con la chocolaterie di turno.
Tra un acquisto e l’altro, il moderno rituale dell’aperitivo “happy hour a qualsiasi ora” coinvolge inevitabilmente: mistura arancione, cocktail del momento o prosecchino? Mah…, noi siamo all’antica e preferiamo il classico vero Spritz, vino bianco sporcato con un po’ d’acqua gasata senza ulteriori aggiunte alcoliche o colorate.
L’etimologia dello spritz deriverebbe dal verbo tedesco “spritzen”, spruzzare/schizzare ed era il modo per i soldati austriaci (durante il periodo di dominazione asburgica) di chiedere un bicchiere di vino ma tagliato con una spruzzata di acqua, visto che non erano avvezzi al tenore alcolico dei vini veneti.
Il mercato in Piazza della Frutta, il salotto buono sovrastato dal Palazzo della Ragione, per alcuni aspetti può ricordare un “suk” (è la multi-etnia, bellezza) dove i mercanti indiani di verdure si sono ottimamente integrati a quelli indigeni (questi ultimi ormai una rarità) e tentano anche qualche chiacchiera in diaeto: erbe di stagione in bella vista e intrecci verdissimi la fanno da padrona, allo stesso tempo odori di verdure tagliate e fragranze di frutta nostrana riempiono le narici ed è bello chiudere gli occhi ed essere immersi totalmente in questa atmosfera.
E’ a questo punto che ti accorgi di essere inseguito da un profumino che lentamente ti avvolge e ti conduce verso un angolino della piazza, dove scopri una celata tradizione marinara che si esprime con i folpari, i venditori ambulanti di folpi ovvero polpi e moscardini bolliti, il vero street food patavino. Un folpeto ancora caldo e un goto de bianco è un’accoppiata goduriosa che riscalda gargarozzo e anima. Ma l’offerta si amplia anche con proposte di cicheti stuzzicanti: sarde in saor, uova di seppia, cozze ripiene, gamberi, i bovoeti, le lumache di terra, e in autunno le masénéte le femmine dei granchi piene di uova, che si mangiano con il coràl, le uova.
Accanto al banchetto dei folpari, in autunno è immancabile la spettacolare presenza del venditore di caldarroste: il rituale dell’accensione delle braci attrae decine di spettatori di passaggio, i marroni cominciano a scrocchiare sulla padella traforata ardente, e, appena pronti, ecco lo scartosseto caldo caldo in mano, le dita annerite dalle bucce bruciacchiate e in bocca tocchi caldissimi di marroni: scottaaaa, urge un’ombra de vin!