Un viaggio tra le nevi che rendono candide e silenziose le terre celate dalle Gole del Sagittario. Dal borgo che accese la fiaccola sotto il moggio muoveremo dunque verso i limpidi laghi fino al paese che più d’ogni altro incarna la tradizione dell’Abruzzo più vero: Scanno
L’itinerario che vi proponiamo vi porta alla scoperta di una delle vallate più suggestive della nostra regione, le famose Gole del Sagittario, decantate con grande emozione persino da Gabriele D’Annunzio. Si tratta di un angolo d’Abruzzo di notevole impatto paesaggistico, caratterizzato dal profondo e stretto canyon scavato nel corso dei millenni dal fiume Sagittario nel suo percorso verso valle. La gola si apre nei pressi di Anversa degli Abruzzi e permette di risalire, lungo una strada stretta e tortuosa, ma di indubbio fascino, nel cuore della montagna fino a raggiungere il lago di Scanno e l’omonimo notissimo borgo. Leggendo più avanti vi accorgerete di come questi luoghi siano permeati della presenza del Vate, che li esplorò con grande passione e con attenzione, ambientandovi anche scene delle sue invenzioni letterarie.
Anversa, il paese della fiaccola sotto il moggio
Il nostro viaggio ha inizio al casello Cocullo dell’autostrada A25 Roma-Pescara, che si raggiunge facilmente dalla costa e da Roma. Dopo il casello la strada vi conduce direttamente al bivio che a destra porta a Cocullo e sinistra scende invece verso la prima tappa del nostro viaggio: Anversa degli Abruzzi, il paese della “fiaccola sotto il moggio” come recita il cartello all’ingresso del borgo citando ancora una volta D’Annunzio.
Il centro storico è caratterizzato dalla sua curiosa forma adagiata su uno sperone roccioso, che la rende poco praticabile dalle auto. L’unica strada che la attraversa è infatti assai stretta e costringe i viaggiatori ad un cauto percorso serpeggiante a passo d’uomo, guai ad incrociare autobus o camper. Appena giunti in paese parcheggiate nella piazza principale e visitate la chiesa che si trova alle vostre spalle, dedicata a Santa Maria delle Grazie. Essa risale al XVI secolo, e fu costruita negli anni tra il 1540 ed il 1587. Il suo portale è tipicamente rinascimentale ed è sovrastato da un bel rosone. All’interno si trovano un altare dedicato al Sacro Cuore di Gesù e un tabernacolo in legno del 1664, pregevole opera del maestro Picchi da Pescasseroli, che anticamente si trovava nella chiesa di San Marcello.
L’altra chiesa da non perdere è quella di San Marcello, parrocchiale, la cui prima costruzione viene fatta risalire in epoca medioevale (sec. XIV), caratterizzata dal un bel portale ogivale di stile gotico. Essa si trova lungo la strada di cui vi parlavo e vi suggerisco quindi di raggiungerla a piedi dalla piazza.
Una sosta merita poi la chiesa del Vecchio Camposanto, detta anche di San Vincenzo a Fluturno, che conserva scolpiti nel portale e nell’architrave alcuni simboli dei primi secoli della cristianità. Uscendo dal paese, in direzione di Scanno, sulla destra si scorge, ormai vicina, la imponente sagoma della Rocca dei Sangro, ora proprietà della famiglia Ricci, di origine medievale ma modificata nel XV secolo.
Nei dintorni si trova infine una piccola chiesa, oggi abbandonata, dedicata alla Madonna della Neve, che custodisce ancora un affresco raffigurante la Madonna su un fondo oro.
Castrovalva l’eremita
Proseguite lungo la strada che si avventura verso la gola, superate con molta cautela la stretta e buia galleria e vi troverete a percorrere una strada tortuosa, ma di grande impatto visivo, che inizia ad addentrarsi nella parte superiore delle Gole del Sagittario, il fiume che scorre centinaia di metri più in basso. Sulla vostra sinistra, in altro sulla cresta della montagna, scorgerete d’improvviso un minuscolo gruppo di casette aggrappate alla roccia. Si tratta di Castrovalva, frazione di Anversa, uno dei borghi più isolati e suggestivi d’Abruzzo. Vale senza dubbio la pena di raggiungerlo per ammirare il panorama che da lì scopre tutta la valle fino alla piana di Sulmona. In paese trovate anche la chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie. Per la cronaca, lungo la strada, tra Castrovalva e Arenicce, si trova una sorgente di acqua solforosa detta Fonte dell’Acqua Cavuto.
Man mano che vi addentrate nella gola le pareti di roccia si fanno sempre più incombenti fino a che sembra quasi stiano per richiudersi sul malcapitato viaggiatore. Non abbiate paura, poco oltre la montagna inizia ad indietreggiare in maniera rassicurante rivelando piacevoli prati e vallette coltivate. Ma è una breve pausa. Dopo poche curve la strada inizia a salire ripida e paurosamente addossata alla roccia, fino a che sulla vostra destra scorgerete la diga che sbarra il passo alla corsa delle acque del fiume formando un delizioso laghetto.
L’eremo sul lago
Poco oltre, sempre sulla destra, trovate un ponticello che vi porta oltre il lago. Parcheggiate l’auto dove potete, senza ovviamente ingombrare la strada che già di per se è assai stretta, e andate a visitare la costruzione che vedete addossata alla riva rocciosa al di la del ponte. Si tratta della chiesa di San Domenico, in origine un eremo, che fu però ricostruita ed ampliata nel 1775. Parti del portale che oggi vedete provengono dalla chiesa di San Pietro in Lago, un monastero fondato nel X secolo e del quale restano oggi solo i ruderi.
La guardiana del lago
Tornati all’auto proseguite nella salita per altri due Km finché vedrete sulla destra il nucleo storico di Villalago, un grappolo di case in pietra che sembra sfidare la gravità pur di restare unito lassù su quella torre di roccia.
Il borgo è ricco di storia e di chiese. La principale è la parrocchiale dedicata a Santa Maria di Loreto, che custodisce una pregevole croce processionale in argento risalente al XV secolo. Da vedere vi segnalo poi la chiesa di Santa Maria, che sul portale reca la data 1575, l’Oratorio dell’Addolorata, che fu cappella gentilizia della famiglia Lupi, e la chiesa di San Michele Arcangelo. Interessante poi il cosiddetto Palazzo della Cancelleria, un edificio del XV secolo che reca incisa sulla trave di una finestra la data del 1575. Il paese è anche custode di numerose torri ben conservate: quella della Libertà, risalente al 1568, quella dell’Unità, datata al 1230, e una bella torre di forma cilindrica.
Il Lago di Scanno: nato per caso
La strada diventa ora più rilassante e inizia correre in una valle che si allarga man mano che si procede. Da ciò potete intuire che siete ormai in vista del lago di Scanno, formatosi in seguito ad una immensa frana scesa dalla montagna che vedete alla vostra sinistra. Dopo poche curve vi troverete al bivio che vi permette di scegliere tra le due strade che costeggiano il lago e che si ricongiungono dal lato opposto, nei pressi della zona alberghiera. La via di destra è più lunga ma assai panoramica; breve ma immersa nel verde quella a sinistra, che vi consente però di passare sotto la curiosa chiesa della Madonna del Lago.
Il lago è un luogo delizioso in estate, meta di numerosi turisti che vengono a trascorrervi una settimana di relax nel verde. Nei pressi si trovano numerosi alberghi di buona qualità.
Le due Frattura
Dal luogo ove i due lungolaghi si congiungono proseguite verso la valle che torna ora ad essere stretta ed immersa nel verde. Dopo alcune centinaia di metri sulla sinistra trovate il bivio per Frattura. Seguite la strada che si rivela si assai tortuosa, ma eccezionalmente panoramica, permettendo di svelare una splendida veduta totale del lago e delle montagne attorno. Questa frazione di Scanno è di moderna costruzione e assai scarna dal punto di vista storico, ma il suo nucleo più antico, oramai quasi del tutto abbandonato merita senza dubbio una visita. Frattura Vecchia si raggiunge imboccando una stradina bianca che inizia nei pressi di una curva, sulla sinistra, poco prima di entrare a Frattura. Dopo pochi metri troverete un piazzale, parcheggiate l’auto e scendete per ammirare la maestosità della frana di cui vi parlavo e che ha generato il lago. Dinanzi a voi, sulla sinistra, scorgerete il piccolo cimitero del paese, più avanti, su una piccola collinetta circondata da alberi si trovano invece i resti del borgo di Frattura Vecchia. Tutta la parete montuosa semicircolare che vedete alla vostra destra è la immensa linea di distacco della frana.
Se avete un auto abbastanza robusta e ve la sentite di affrontare la strada bianca che vi attende, non esitate, proseguite per visitare le suggestive rovine del paese abbandonato. La vecchia piazza principale conserva ancora il lastricato di pietre e molte case sono quasi intatte.
Il borgo vero d’Abruzzo
Scesi a valle, e tornati quindi al bivio, voltate ora a sinistra e dopo due Km incontrerete le prima case e gli alberghi di Scanno, uno dei più celebri e celebrati centri storici della nostra regione, di certo il più fotografato. Con le viuzze e le suggestioni di Scanno si sono cimentati migliaia di fotoamatori e schiere di professionisti tra i quali figurano anche nomi di celebri maestri mondiali della fotografia quali Cartier Bresson; egli infatti immortalò uno scorcio del paese in una foto bianco e nero divenuta il manifesto dell’Abruzzo che ormai non c’è più.
La principale attrattiva di Scanno, da un punto di vista architettonico, è la grande chiesa di Santa Maria della Valle, di impianto medioevale risalente al XIII secolo, ma trasformata poi tra il 1563 ed il 1567.
All’interno si conservano pregevoli opere di arte sacra come alcune splendide tele, un pulpito ligneo del 1766 opera del maestro pescolano Ferdinando Mosca, i resti di alcuni splendidi affreschi rinascimentali, una Pietà e l’altare di San Giovanni Evangelista.
Altra chiesa di particolare interesse è quella di Santa Maria di Costantinopoli, di origine quattrocentesca ma rimodernata agli inizi del XVIII secolo, nel cui interno si conserva un pregevole affresco raffigurante una Madonna con Bambino datato al 1418.
Da vedere anche la chiesa dedicata a Santa Maria di Loreto e a Sant’Eustachio, con portale romanico e varie statue barocche all’interno, e quella di Santa Maria delle Grazie, con la sua curiosa pianta a base ottagona, assai simile alla chiesa della Madonna del Tricalle di Chieti o quella di San Flaviano a Giulianova.
Da segnalare infine la chiesa di San Rocco, dalla semplice facciata e dall’interno assai modesto, ma resa universalmente celebre dalla famosa foto di Cartier Bresson che la ritrae vista dalla scala della casa antistante, quella di San Giovanni, oggi sede di una sezione distaccata del Museo della Lana destinata ad ospitare in sicurezza le numerose statue sacre provenienti dalle varie chiese del paese, e la chiesa di Sant’Antonio, con un portale del 1595.
Numerosi poi i palazzi nobiliari esistenti a Scanno, come il complesso costituito da Palazzo De Angelis e Casa Tanturri, il monumentale palazzo Di Rienzo, e l’articolato palazzo Serafini- Ciancarelli nei pressi della chiesa di San Giovanni. Molte ed estremamente suggestive le case con loggette, come ad esempio quelle di Case Roncone in vico Strada Silla I, le torri, splendida quella sopra l’arco di Sant’Eustachio, e le porte.
In paese esiste poi un interessante museo denominato Museo della Lana, che raccoglie strumenti e oggetti della tradizione popolare scannese, ma è ben più di un normale museo delle tradizioni popolari. Esso è in effetti una sorta di scrigno destinato a custodire l’identità più vera del borgo, nato nel 1993 per volontà di un gruppo di volontari, e raccoglie oggetti donati dagli scannesi, dai viaggiatori e dai visitatori.